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Fondazione FoRT

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“Il cancro al polmone non a piccole cellule (NSCLC) è la causa principale di morte correlata al cancro in tutto il mondo.

L’immunoterapia contro il cancro sta emergendo come l’area più innovativa della ricerca sul cancro. Fondamentalmente, l’obiettivo dell’immunoterapia del cancro è stimolare il sistema immunitario del paziente a riconoscere le cellule tumorali come estranee e ad attaccarle. I recenti progressi hanno scatenato un interesse senza precedenti in questo campo. In particolare, le scoperte sono state fatte usando terapie che aumentano le risposte delle cellule T ai tumori. Tre inibitori del checkpoint immunitario (pembrolizumab, nivolumab, atezolizumab) sono stati approvati per il trattamento del NSCLC avanzato.

In seconda linea, gli inibitori del checkpoint hanno mostrato efficacia indipendentemente dall’espressione di PD-L1, anche se in tutti gli studi i pazienti con iperespressione di PD-L1 sembravano beneficiarne di più. Atezolizumab, un anticorpo monoclonale anti-PD-L1 umanizzato ingegnerizzato, inibisce specificamente la segnalazione di PD-L1 / PD-1 per ripristinare l’immunità delle cellule T specifiche per il tumore. In un recente studio di fase III, atezolizumab è risultato superiore al docetaxel in seconda linea nel NSCLC, in particolare nei pazienti con istologia non squamosa (sopravvivenza mediana 15,8 mesi, 13,8 mesi nella popolazione complessiva).

Diversi studi di fase III in corso stanno valutando l’efficacia di atezolizumab in prima linea in combinazione con la chemioterapia. Confronti indiretti e una recente meta-analisi non suggeriscono importanti differenze in termini di efficacia di atezolizumab rispetto a pembrolizumab La terapia mirata contro l’angiogenesi è uno degli approcci antitumorali più studiati nel NSCLC. Tra gli inibitori dell’angiogenesi, l’anticorpo monoclonale anti-vascolare endoteliale (VEGF) (mAb) bevacizumab (Avastin®, Genentech Inc., South San Francisco, California) rappresenta la terapia mirata di maggior successo. Diversi studi hanno dimostrato che le cellule soppressorie derivate da mieloidi (MDSC) sono associate alla resistenza a diversi tipi di immunoterapia e la loro rimozione con diversi mezzi migliora il controllo del tumore immuno-mediato. Tra i diversi farmaci antitumorali potenzialmente interessati dal componente MDSC, il bevacizumab sembra uno dei più promettenti. In uno studio recente, Wallin ed altri (2016) hanno mostrato che la combinazione di atezolizumab e bevacizumab aumenta le cellule T CD8 + intra-tumorali, suggerendo che l’inibizione doppia anti-VEGF e anti-PD-L1 migliora la migrazione delle cellule T antigene-specifiche. La stessa combinazione era superiore all’inibitore di angiogenesi multitarget sunitinib nel prolungamento della PFS in pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico. Pertanto, sulla base di queste premesse scientifiche, esiste un forte razionale per lo studio della combinazione di atezolizumab e bevacizumab in pazienti con NSCLC avanzato”